Sunday, January 15, 2006

exxxtreme










Mi hanno dato dell’estremista. Anche “pericoloso” mi sono sentito dire. A essere considerato diverso mi sono abituato da tempo. Mi manca solo che mi chiamino sovversivo, ma per avvertire il rischio di sovversione basta mettere insieme gli altri caratteri.
A guardare quelli che usano questi termini, sembra sempre che li usino per misurare la distanza dalla propria posizione. Come se loro fossero un perno, il punto d’equilibrio, e quanto più ce ne si allontana, tanto più si è “estremisti”.
Vorrei capire che cosa c’è di equilibrato e moderato nel provocare, o accettare, o nascondere l’assassinio di migliaia di persone, e giustificarlo magari con il mantenimento di rapporti diplomatici.
Cosa c’è di moderato nell’ignorare ostinatamente, ripetutamente, le richieste di milioni di persone che chiedono semplicemente uguaglianza di diritti. E anche se tra questi milioni ci sono i propri amici, continuare a ritenere che certe questioni siano irrilevanti.
Cosa c’è di moderato nel sostituire il compromesso sociale, che punta al benessere e alla convivenza di tutti, con gli accordi tra pochi per l’interesse di pochi.
Cosa c’è di moderato nel ridurre il confronto di idee a concorrenza e strategia di mercato, per vendersi meglio.
Cosa c’è di moderato nel subordinare la verità dell’informazione, della scienza, della cultura, alla politica o alla religione degli affari.
Dal mio estremo punto di vista questi atteggiamenti sembrano estremamente violenti, estremamente sfacciati, estremamente volgari, estremamente chiusi.
Forse dovremmo trovare dei valori comuni, di quelli che valgono per tutti altrimenti non sono principi ma giustificazioni, per capire chi è all’estremo (lontano da quei valori) e chi moderato.
E far riferimento a quei valori quando si parla di compromesso sociale o di democrazia, o di stato.

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